Teatro

Cèsar Brie e la sua 'Odissea'

Cèsar Brie e la sua 'Odissea'

E’ partita da Modena la tournèe di “Odissea”, l’ultimo spettacolo diretto dall’argentino Cèsar Brie e interpretato dalla compagnia del Teatro de los Andes. Brie, classe 1956, vanta una lunga carriera artistica, sia come attore, sia come regista. Fuggito negli anni ’70 dal regime argentino, Cèsar ha trovato in Italia la sua seconda casa. Alla vigilia dell’anteprima assoluta del suo nuovo lavoro, gli abbiamo rivolto qualche domanda. Brie, perché ha deciso di portare in scena l’Odissea? Questo spettacolo è figlio di una lunga ricerca. Dopo le fatiche di Sandali nel Tempo e dell’Illiade, sentivo il bisogno di continuare a cercare qualcosa di più profondo e impegnativo. Da anni studio i classici e rileggo i poemi epici per poi adattarli alla contemporaneità, alla realtà dei giorni odierni. Un’Odissea moderna e personale quindi… Si, è una storia che prende spunto dall’opera originale di Omero ma che affronta temi delicati e attuali come l’immigrazione, l’intolleranza, la guerra, l’esilio, l’amore passionale e quello sublimato. Chi sono gli Ulisse di oggi? Tutti noi. Tutti voi. Dal semplice impiegato bloccato nel proprio ufficio, all’artista che viaggia attraverso le forme, ai migranti che arrivano disperati sulle nostre coste per sfuggire all’orrore della guerra e alla povertà. L’Odissea racconta tante storie solo apparentemente diverse l’una dall’altra. E’ un intreccio di fili colorati che parte dalla nostra intimità e si libera in scena. Ci parli della sua compagnia. Teatro de los Andes nasce 17 anni fa in Bolivia. Siamo attori-poeti ma, soprattutto, una grande famiglia. Viviamo in una fattoria trasformata in comunità artistica e, insieme, organizziamo spettacoli, incontri e laboratori teatrali. Per l’Odissea ho voluto con me dieci ragazzi, tutti molto giovani e talentuosi. La più giovane ha 23 anni, gli altri superano di poco i 30. Ognuno di loro interpreta sei o sette personaggi. Ci sono voluti quasi tre anni per prepararsi a questo spettacolo. Un lungo periodo di studi, di esercizio fisico e vocale. Lasciamo anche molto spazio all’improvvisazione e alla composizione. Siamo attori-creatori. E i personaggi? I personaggi sono gli stessi del testo originale di Omero. Ci sono Ulisse, Telemaco, Laerte, Penelope, Argo, Circe, Calipso e tutti gli altri che caratterizzano il poema. Ma, dietro a ciascuno di loro, si nascondono altre anime, persone realmente vissute e che hanno ispirato le storie che raccontiamo in scena. Ad esempio, la madre di un mio compagno, costretta sulla sedia a rotelle, ha ispirato il personaggio di Nestore, il reduce di guerra. Sul palco si narrano vicende mitologiche ma è facile scorgere elementi che si riconducono alle opere di Boitani, Joyce, Tonino Guerra, Borges, Pascoli e Dante, ma anche Leonard Cohen e Claude Lanzmann. Che ci dice dei costumi e della scenografia? La scelta degli abiti è stato un passaggio fondamentale nella creazione di tutta l’Odissea. Abbiamo scelto colori caldi e accesi per i personaggi umani e colori freddi e chiari per gli dei. La scenografia è solo apparentemente semplice ed essenziale. In realtà per montarla ci sono voluti ben quattro giorni di lavoro. Abbiamo appeso delle canne del Lago Titicaca che si aprono, si chiudono, si spostano avanti e indietro, creando così case, boschi, recinti e mura. Foto 1: Cèsar Brie al Teatro delle Passioni di Modena Foto 2: Un momento delle prove della Compagnia